LA VITA INIMITABILE DI GABRIELE D'ANNUNZIO

15 gennaio 2020   20:15   Hotel CORALLO - Riccione - Viale Gramsci, 113
Riunione n° Aperitivo con Cena - Conviviale con signore
Relatori Prof. MARIA CRISTINA BRIZZI
Serata Conviviale con relatore, aperta ai Soci, Consorti e Ospiti

Maria Cristina Brizzi, laureata in Lettere Classiche, è docente di italiano, latino e greco al Liceo Classico Minghetti di Bologna.Nel 2008 ha dato vita al circolo culturale "Caffè letterario" che organizza attività atipiche di rilettura dei classici e percorsi letterari. Da marzo a maggio 2013 ha tenuto un corso di rilettura di classici, "Il classico inatteso", presso lo Studio Filosofico Domenicano. Attualmente tiene un corso di Letteratura Italiana valido per il Baccellierato in Filosofia sempre presso lo Studio Filosofico Domenicano.

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Grande curiosità intorno all'argomento trattato dalla prof.ssa Maria Cristina Brizzi in occasione della prima conviviale del 2020, che si è tenuta mercoledì 15 gennaio presso la sede del Club.La relatrice, laureata presso l'università di Bologna in lettere classiche, ci ha piacevolmente intrattenuto su "La vita inimitabile di Gabriele D’Annunzio", la storia di un uomo piccolo e grandissimo che con un eccezionale sperimentalismo e con notoria mancanza di ritegno ha costruito la propria immagine ed ha trasformato la sua vita in un’opera d’arte. Il tutto ci è stato presentato non già secondo i canoni conosciuti sui banchi di scuola bensì attraverso la lettura di "piccanti" lettere d'amore, la declamazione della sua poesia più nota ed il racconto di dettagli inediti sulla geniale intelligenza e sull'esuberante egocentrismo dell'uomo.Attraverso un breve excursus sulla famiglia di origine del poeta, la prof. Brizzi ci ha raccontato del padre Francesco Paolo Rapagnetta D'Annunzio, che aveva acquisito il cognome D'Annunzio da una ricca parente che lo adottò, cognome che privilegiò al primo tanto da abbandonarlo definitivamente.Dal padre, D'Annunzio ereditava il temperamento sanguigno, la passione per le donne e la disinvoltura nel contrarre debiti portando la famiglia da una condizione agiata ad una difficile situazione economica. Viceversa, dalla madre ereditava la particolare sensibilità che ha alimentato il suo  talento artistico.In quel contesto familiare, il giovane D'Annunzio non tardava a manifestare le proprie attitudini ed un carattere ambizioso, privo di complessi e inibizioni.Frequentava il prestigioso istituto Convitto Cicognini di Prato, dove si distingueva non solo e non tanto per le sue qualità intellettuali quanto per la irriverente ed indisciplinata condotta. Ancora studente, vedeva pubblicata la sua prima raccolta di poesie "Primo vere", che otteneva una ottima critica sulla rivista romana "Il Fanfulla della domenica".Non contento, arrivava a pubblicizzare l'opera attraverso un espediente posto in essere  dallo stesso D'Annunzio che faceva  diffondere la falsa notizia della propria morte per una caduta da cavallo per poi smentirla personalmente, con l' effetto di aver artatamente richiamato  l'attenzione del pubblico su se stesso così diventando un "personaggio" alla ribalta delle cronache dell'epoca.Dopo aver concluso gli studi liceali ed accompagnato dalla notorietà in ascesa, giungeva a Roma dove si  iscriveva alla Facoltà di Lettere. Attratto dalla frequentazione della Roma "bene", condizionato dal suo gusto per l'esibizione della bellezza e del lusso, con un matrimonio "di riparazione",  è riuscito a sposare una nobile da cui ha avuto tre figli. Per le numerose relazioni extraconiugali di D'Annunzio, il matrimonio è finito dopo pochi anni in una prevedibile separazione, anche se il poeta e la moglie rimanevano in buoni rapporti. Già a 25 anni ne "Il Piacere" scriveva:  "Bisogna fare la propria vita come si fa un’opera d’arte"; altrettanto note sono le opere successive che hanno reso celebre il poeta e scrittore, di cui la relatrice -per ovvi limiti di tempo- ha potuto fare solo un rapido cenno.La prof. Brizzi ci ha anche declamato "La pioggia nel pineto", con una interpretazione tanto intensa da riuscire -per il tono e per i gesti- a far leva sulle emozioni personali di chi la ascoltava.Ci ha raccontato dell'amante instancabile e generoso che è stato D'Annunzio, che non si risparmiava per rendere omaggio a tutte le sue donne, ispiratrici o compagne, che lo hanno amato sacrificandogli tutto. Ci ha parlato di d'Annunzio che ha coniato il nome "Saiwa" per la nota azienda di biscotti, collocandolo  tra i primi creatori di slogan e di marchi, per lo più di prodotti gastronomici, alcuni dei quali legati alla sua regione d'origine che è sempre stata viva nelle sue opere e nella sua vita. Anche il nome de "La Rinascente", per gli omonimi notissimi grandi magazzini di Milano e Roma, veniva suggerito da Gabriele D'Annunzio a Senatore Borletti quando rilevò l'attività commerciale ivi presente. Importante fu anche il contributo di D'Annunzio alla lingua italiana.Sollecitato da Giovanni Agnelli che gli aveva posto la questione, è stato D'Annunzio a stabilire in Italia che la parola "automobile" -tra le tante varianti che allora si usavano- fosse di genere femminile avendo grazia e vivacità  con, vieppiù,  una virtù ignota alle donne: l'obbedienza.E' stato D'Annunzio che ha italianito il termine sandwich  con "tramezzino".Ed ancora lo stesso D'Annunzio ha introdotto le espressioni: "vigili del fuoco" e "beni culturali".Ha inventato il nome proprio "Cabiria" per l'eroina dell'omonimo film ed il nome proprio "Ornella",  il termine "scudetto" e "fusoliera" seguiti da tanti altri  in uso nel nostro idioma.E' stato D'Annunzio a coniare il termine "Milite ignoto" dal latino Miles ignotus.Il tempo è volato e la prof. Brizzi non ha potuto che limitarsi ad un veloce racconto sulla esperienza politica e militare di D'Annunzio, culminata con l'occupazione della città di Fiume che le potenze alleate vincitrici non avevano assegnato all'Italia, con la quale iniziativa ha raggiunto l'apice del proprio mito personale e politico.Del fatto storico in questione la prof. Brizzi ci ha portato dei documenti storici originali, mi riferisco ad alcune lettere che D'Annunzio aveva scritto di pugno al bisnonno della relatrice, facenti parte del patrimonio della sua  famiglia,  lettere firmate dal Vate che la relatrice ha fatto girare fra i soci.    Il merito che va riconosciuto alla relatrice è di essere stata capace di farci conoscere l’enfasi e l’attualità di questo intellettuale che la cultura del secondo dopoguerra ha trattato tra l'indifferenza e la condanna.Ci ha svelato un personaggio che ha saputo imporre i propri sogni ed è arrivato a rivoluzionare la figura dell'intellettuale influenzando più generazioni nel gusto e nella visione del mondo, è certamente riuscita a far emergere la grandiosità dell'intellettuale italiano a respiro europeo di estrema attualità sconosciuta.


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